Uno dei grandi temi del terzo millennio è senza dubbio l'Internazionalizzazione delle imprese, tanto le nostre all'estero quanto imprese estere che cercano disperatamente di capire come muoversi tra gli italici meandri, spesso senza riuscirci (bastino i worst case di ESSO e BP, che ho vissuto da vicino).
Un testo che ho trovato illuminante all'uopo è LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE (Ed. Marsilio 2015) dei Professori Balbon e Caon dell'Università Ca' Foscari di Venezia, dove collaboro.
Da esperto di Comunicazione direi che questo è il punto di partenza per capire come "navigare nei mercati esteri", evento peraltro affrontato nel 2017 con AICP, Associazione Italiana Coach Professionisti, in uno specifico convegno a Padova.
Molteplici sono gli spunti che si trovano nel testo, tanto da essere indicato a tutti, Executive e loro collaboratori operativi che si devono relazionare con culture diverse dalla nostra.
Uno che mi ha particolarmente colpito riguarda la STRUTTURA DEL LINGUAGGIO, radicalmente diversa a seconda dell'estrazione:
- quella anglosassone spezza il testo in tante microfrasi, elementi semi autonomi.
- quella latina, invece, si fonda sulla subordinazione e sulla consecutio temporum (ma vedi un po' che il Latino ti è servito a qualcosa ...): ne consegue un discorso più articolato, lungo e complesso rispetto al primo caso. Un anglosassone farà fatica a seguirvi solo per questo ... fatene tesoro.
- quella araba segue uno schema in parallelo: gli uomini mi capiranno al volo, nel senso che è una struttura molto più vicina a quella delle donne, capaci di un multitasking linguistico impressionante rispetto a noi maschietti. Quindi aspettatevi da un manager arabo che vi parli di più argomenti in contemporanea, senza per questo perdere la pazienza.
- quella orientale è di tipo a spirale, giungendo al tema vero solo per approssimazioni concentriche (e se finite in Giappone, attraverso rituali a cui potrete difficilmente sottrarvi ...).
Questi e molti altri approfondimenti dovrebbero essere oggetto di formazione della propria squadra prima di avventurarsi in territori sconosciuti, quanto meno per gettare le basi di una reciproca comprensione. Molti sono i casi che ho vissuto professionalmente, tanto di business che hanno stentato a decollare quanto di partnership che sono naufragate proprio per problemi di comunicazione, instaurati sin dai primi contatti su basi e presupposti a dir poco fantasiosi.
Ma badate bene, oggi i primissimi contatti sono già via web, anticipando di molto un meeting reale. Quindi è già in questo contesto che bisogna porsi il problema di farsi ascoltare e capire da un pubblico che non sopporta il nostro modo di comunicare utilizzando 3 subordinate nello stesso periodo ...
Buona lettura